Luigi Di Maio: il traditore?

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Luigi Di Maio, figura controversa della politica italiana. Protagonista di una grande ascesa, come anche di una grande discesa! Per alcuni è uno statista, per altri una persona fuori posto che non ha retto al peso delle sue responsabilità.

Le origini del mito!

Beppe Grillo e Marco Travaglio

Luigi Di Maio è il prodotto di 20 anni di berlusconismo. Nasce dalla penna di quel Marco Travaglio che – spostando l’attenzione dalla ideologia politica – riesce a convincere gli italiani della necessità di avere politici onesti!

Non aveva importanza preoccuparsi “anche” della loro competenza. Quello era un problema che non lo riguardava. Dopotutto lui si dichiarava incompetente in questioni di economia o politiche monetarie, quindi, non erano importanti. A lui interessava la triade: kasta, krikka, korruzione! Scritti rigorosamente con la kappa!

Il nostro Luigi di Maio nasce così. Qualcuno lo ricorderà come bibitaro al San Paolo (Stadio calcistico di Napoli) ma non io. A me non piace criticare l’inadeguatezza dei grillini valutando il loro titolo di studio, lo ritengo riduttivo e anche abbastanza stupido. Con il movimento cinque stelle nasceva una generazione di politici privi di una qualsivoglia ideologia. Questo è il vero problema. Al di la di titoli di studio, lauree false o vere che fossero e/o appartenenze a gruppi di potere più o meno occulti.

Cosa vuol dire non avere una ideologia?

Vuol dire eliminare i vecchi concetti di destra e sinistra. Quella destra e quella sinistra che – a detta di Beppe Grillo – non servivano più! Non servivano a chi? Nessuno lo ha chiesto e nessuno ha risposto. Ma vuol dire anche non avere più una idea di società, dei suoi problemi e come risolverli. Vuol dire non avere lungimiranza e capacità di “governare” il cambiamento.

Giorgio Gaber

La politica era vista come una cosa sporca, i politici erano quelli che “rubano denaro pubblico”, i politici rappresentavano una “Kasta” da combattere, una “Krikka” di malfattori e la “korruzione” era l’unico problema in Italia. Se pensavi il contrario eri anche tu parte della krikka, non c’era e non c’è alcuna speranza di intavolare un dialogo costruttivo con un grillino, egli aveva la Verità in mano, era un puro, un honesto! Combatte i vitalizi, si rallegra della riduzione del numero dei Parlamentari e fa di tutto per limitare la spesa pubblica.

Nasceva così il Movimento Cinque Stelle. Al “nuovo” politico si chiedeva una cosa sola: honestà! Altre competenze apparivano inutili. Anacronistiche, legate a concetti e ideologie che rappresentavano una zavorra per il Paese. Nessuno di loro ricordava che nell’Italia del boom economico vi era la mafia, vi erano krikke, vi era corruzione, persino il terrorismo! Eppure ciò non impedì all’Italia di crescere e prosperare.

La piaga del fanatismo

I seguaci del “movimento” – i cosiddetti “grillini” – rappresentano tutt’ora un esempio di ciò che non deve mai diventare un elettore, ovvero un fanatico. Il fanatismo in politica produce mostri. Produce persone prive di senso critico e politici in perenne campagna elettorale.

L’attore Beppe Grillo!

Dopotutto è ovvio, se le decisioni politiche vengono prese altrove, non c’è alcun bisogno di una classe politica capace di governare. Quello che serve è qualcuno capace di sedare le rivolte, qualcuno capace di catalizzare quella pur minima protesta che anni e anni di miseria e impoverimento non possono che generare.

Gli eletti del movimento, quelli che dovevano aprire “il palazzo” del potere come una scatoletta di tonno, sono diventati i più acerrimi difensori del palazzo. Quelli che dovevano combattere la “kasta” sono diventati loro stessi CASTA! La lotta alla corruzione – a parole – ha soddisfatto solo i fanatici e ormai sono rimasti solo loro.

Un non-partito nato come rivoluzionario diventava una stampella di quel potere che si voleva combattere.

L’ascesa elettorale e le prime contraddizioni

E dire che fino al 2013 si parlava di sovranità monetaria, di signoraggio bancario di piena occupazione e persino di ricostruire industrie di Stato! Follia! Erano tutte balle. Era solo una recita, e qualcuno, in buona fede, ci ha persino creduto! Esplodeva, quindi, alle elezioni politiche del 2013 quel fenomeno “5 stelle” che avrebbe rifiutato la proposta di alleanza del PD, andando a occupare il suo ruolo naturale all’opposizione.

Di Maio con la Trilaterale!

La pochezza, l’inadeguatezza e la falsità del Movimento erano ancora ben nascoste dallo scudo dell’opposizione. Anche se, ogni tanto, se si guardava bene, si potevano notare i primi segni di cedimento. Nell’aprile del 2016, Di Maio, Vicepresidente della Camera dei Deputati, sarebbe andato a cena con i vertici dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) che, casualmente, erano anche i vertici della sezione italiana della Commissione Trilaterale, una organizzazione para-massonica da cui uscì Mario Monti per diventare Presidente del Consiglio nel 2011.

Una organizzazione para-massonica funge da ponte fra quella che loro – i massoni – chiamano società civile e la massoneria vera e propria. Insomma, un luogo da frequentare il meno possibile, specialmente poi se sei Di Maio e rappresenti un movimento politico che vuole contrastare un certo potere.

Luigi Di Maio alla City di Londra nel centro della finanza mondiale.

Meno di due anni dopo Di Maio sarebbe andato alla City di Londra a incontrare dei potenziali investitori e banchieri di varia natura, con loro parlò di tante cose e anche di come favorire le banche per rientrare dei loro crediti a scapito dei cittadini italiani.

Finalmente al governo!

Si arriva, quindi, alle ultime elezioni, al grande successo del M5S al primo governo con la Lega e al successivo con il PD. Molti esponenti del M5S – in passato avevano vomitato odio nei confronti del PD – sono ora diventati i primi difensori del PD. Tutto come da programma. Il dissenso era stato ben canalizzato e annullato.

In Italia viviamo una fase politica molto strana. I cittadini capiscono che c’è qualcosa che non funziona, capiscono di essere sempre più poveri, capiscono che le nuove generazioni vivono peggio delle precedenti, capiscono che questo non ha senso e cercano qualcuno in grado di “salvarli”.

Speranza assolutamente mal riposta

Di Maio, il traditore?

Di Maio diventa il Capo Politico del Movimento Cinque Stelle il 23 settembre 2017, prendendo il posto di Beppe Grillo. Il primo giugno del 2018 diventa anche Vice Presidente del Consiglio nonché Ministro del Lavoro e Dello Sviluppo Economico.

Nasce il governo Giallo-Verde!

Mantiene il ruolo di capo politico, contrariamente alla regola interna del M5S che impediva i doppi incarichi, oltretutto permetterà anche ad altri di farlo, tradendo la base del Movimento.

Dopo la crisi di governo voluta da Salvini nell’agosto del 2018, RIFIUTA la proposta del suo ex compagno di governo di prendere il posto di Giuseppe Conte e dare vita a un secondo governo giallo-verde. Questa è una notizia che rimbalza da varie parti e da diverso tempo, potrebbe anche essere veritiera. In tal modo ha permesso a Renzi e al PD di tornare in auge e, così facendo, ha senza dubbio tradito il popolo italiano! Che del PD non voleva più saperne, men che meno di Renzi.

Ursula Von Der Leyen, nuovo Presidente della Commissione Europea

Nel frattempo, ogni regola interna cadeva miseramente. Doppi o tripli incarichi, alleanze indesiderate, il voto a Ursula Von Der Leyen, che ha permesso la sua elezione alla presidenza della Commissione Europea, senza chiedere il parere della base tramite la piattaforma Rousseau. Il codice etico buttato alle ortiche visto che non si rispetta il programma elettorale. Di Maio ha persino espulso Gianluigi Paragone per “eccesso di coerenza” per non aver votato la legge di bilancio del 2019 scritta dall’Europa.

Tradendo le regole interne del Movimento ha tradito il Movimento Cinque Stelle. Ed espellendo Paragone ha tradito l’anima Sovranista del Movimento.

Di Maio si comportava da Capo vero e proprio, ignorando il fatto che nel Movimento “uno vale uno”. Si comportava egli stesso da membro di quella casta che si voleva combattere. Tradendo ogni principio del Movimento.

Di Maio, il vigliacco?

Il Movimento – dopo il grande successo del 2018 – ha perso 6 milioni di voti alle elezioni europee del 2019 e il suo ruolo di Capo Politico è stato messo in discussione. La base ha votato per la sua riconferma sulla piattaforma Rousseau e di recente lo stesso Beppe Grillo aveva invitato tutti a rispettare il ruolo di Luigi e di lasciarlo lavorare in pace.

Risultati delle elezioni europee in Italia

Dopo qualche settimana e prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, Di Maio si dimette dal suo ruolo di Capo Politico! Tradendo la base, tradendo la fiducia che Beppe Grillo gli aveva dato e dimostrando di essere un vile!

Nel fare il governo con la Lega esisteva un “contratto” abbastanza dettagliato che poneva il movimento al sicuro, imitando il sistema tedesco. Nel fare il governo con il PD non c’era nulla. Di Maio aveva posto la propria persona come “garanzia” – non si sa bene di cosa – ma per la base la sua sola presenza induceva a pensare che il PD fosse “sotto controllo”. Pretesa per certo assurda, ma i grillini si accontentano di poco. Di Maio, con le sue dimissioni, si tira fuori da questa faccenda e lascia ad altri l’onere di risolvere il rapporto con il PD.

La fine di un sogno?

Le elezioni regionali del 26 gennaio hanno decretato – per molti – la fine politica del Movimento. L’emorragia di voti appare inesorabile, e definitiva.

Risultati elettorali in Emilia Romagna nel 2020

Luigi di Maio avrebbe potuto formare un secondo governo con la Lega, e questa volta da Presidente del Consiglio. Avrebbe potuto arginare in anticipo lo tsunami che sta spazzando via il Movimento. Ha preferito ridare vita a Renzi e al PD e per questo è stato ampiamente punito dagli elettori.

Nel suo discorso di commiato parla di “nemici interni che uno non immagina mai di avere” e conclude togliendosi la cravatta che, a suo dire, rappresentava il suo ruolo istituzionale e il contegno che deve avere un uomo dello Stato. Dimentico del fatto di essere ancora Ministro di questo governo!

Di Maio toglie la cravatta alla fine del suo ultimo discorso da Capo del M5S!

Mi sento in dovere di tranquillizzare il lettore: Luigi Di Maio indossa di nuovo la cravatta, si è ricordato di essere ancora un uomo dello Stato.

Che sia giunto il momento di dare spazio a un vero e autentico Partito Sovranista capace di portare l’Italia fuori da questa follia europea? Adesso dipende da noi fare in modo che ciò accada!

[revisione di Silvia Ponzio]

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