Ognuno di noi è un’opera d’arte!

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Ognuno di noi è un’opera d’arte. Non sarà mai amata da tutti …. ma per chi ne coglierà il senso avrà un valore inestimabile.

Essere noi stessi…

Questo pensiero mi porta a riflettere sull’importanza di riuscire ad essere me stessa, indipendentemente da ciò che ne consegue.

Essere me stessa implica il coraggio di mostrare dei lati di me che potrebbero risultare poco gradevoli agli altri, ma che comunque, nel venire evidenziati, comportano un prenderne atto e un comportarmi di conseguenza per migliorarmi, per crescere, per andare avanti con maggiore serenità.

Trova il coraggio…

Questo non significa che bisogna piacere a tutti…..tutt’altro!

Questo significa che quando trovo il coraggio di essere me stessa, trovo anche il coraggio di mettere a nudo ciò che fa parte di me, il mio modo di sentire e di vivere la vita con tutto ciò che essa comporta.

Significa che l’altro/l’altra per me ha valore e non necessita una maschera per condividere ciò che siamo in questa realtà.

Troppe volte l’essere sè stessi viene interpretato come un essere maleducati, egoisti, invadenti ecc….

Non è facile, ma indispensabile…

Ripeto: non è facile essere noi stessi, ma è indispensabile per creare dei rapporti solidi, basati sulla coerenza, sulla trasparenza e sulla fiducia.

Quando desidero l’anima gemella, la immagino come una persona con la quale riesco a capirmi, che  condivide sia lo stile di vita che il pensiero.

Poi, alla prima mossa sbagliata, e cioè quando si evidenzia una differenza, ecco che ci si chiede cosa succede e cosa è cambiato, ed inizia la crisi.

Essere complici…

Ma quando riusciamo ad essere veramente noi stessi, ed impariamo giorno dopo giorno a viverlo sempre di più, allora accade che coloro che attiriamo sono come noi, evidenziano anche loro il loro modo di essere senza doversi nascondere, e nasce una complicità che difficilmente si potrebbe vivere con chi si nasconde dietro ad una maschera…timoroso di poter sbagliare o di non piacere.

Ciò non toglie che il non agire a volte sia più saggio dell’agire, ma comunque sempre in coerenza con il proprio sentire.

I rapporti umani si stanno piano piano “volatilizzando” proprio perché la gente si sta estraniando da se stessa, e questo è un vero peccato.

La selezione…

Ci stiamo avviando verso una realtà che creerà una vera e propria selezione.

L’autenticità si separerà dall’ambiguità…… anche se non ce ne rendiamo sempre conto, troppe volte si vive un rifiuto del nostro modo di essere dovuto al fatto che la società ha permesso all’immagine di prendere il sopravvento, e di creare un prodotto immaginario e ben poco reale, dando ad esso un valore inestimabile.

Che tristezza!

Impariamo ad essere noi stessi, giorno dopo giorno, e lasciamo che la vita faccia il suo percorso, insegnandoci i suoi valori e donandoci la creatività e l’accettazione dell’altro/altra così com’è.

Se riusciamo ad essere noi stessi, siamo veramente un’opera d’arte!

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Diana

Ciao, sono Diana e ti dò il benvenuto come visitatore in questa pagina dove posso scambiare insieme a te idee ed esperienze che sono in continua evoluzione, in continua crescita. Questo è il mio sostanziale desiderio: condividere il proprio intuire, il proprio sentire al di là di un semplice libro, ma attraverso lo studio delle esperienze di vita e degli strumenti che sono a portata di mano di ognuno di noi, come la natura, il cielo, gli occhi di una persona, il sentire del cuore e così via.....Io li chiamo strumenti viventi. Ecco, questo è il mio sentire, questo è il mio vivere. Se ti può interessare visita questo sito: sei il/la benvenuto/a!

Una risposta

  1. Rosa ha detto:

    La chiave di lettura dell’opera d’arte è la stessa. Variano i tempi in cui è possibile raccogliere il risultato in relazione ad una causa, piccola o grande che sia.
    Alla fine si riescea tenere banco perché la palla torna nel punto in cui si concentrano le funzioni che rendono possibile la disputa. Per intendersi. Magari in una scuola, magari attraverso un riferimento ad una disciplina che sintetizza il profilo delle ispituzioni attraverso il nome e il rifeimento alla terra d’origine. Quando ci si trova in un’altra storia e si deve tenere il segno attraverso alcuni simboli presenti nelle vite di chi ci assiste. In quel punto si crea una sorta di cerniera tra le due storie, quando l’apparato effimero si oscura e la storia scompare in due visioni contrapposte. Penso questo, non penso che l’arte muoia. Il punto è un’altro. L’incomunicabilità fa capire che esiste una parte che s’immedesima nella staoria attraverso la lettura, nascondendosi dietro una lettura critica che mette al centro l’ideale della lotta e scaricando il peso delle passioni tristi sull’eterno rivale. Queste passioni non entrano nella disputa, ma alterano la visone del reale introducendo un non so che di grottesco che il genio trattiene per un certo tempo. La città si fa sentire e si svuota in attesa della risposta… tutto il processo è un concentrato di atti purgatoriali che vengono vivificati in quella vita che esprime l’amor che move il sole e l’altre stelle. Ci vuole tempo per rimettere in sesto le funzioni. Il moto è eterno. Il movimento dei cristalli mima la lotta per la salvazione, che diventa possibile attraverso il simulacro da effigiare con il tema sacro. L’applicazione è stata fatta sul modello dell’esempio tenuto in una sorta di teca, per assicurarle l’originalità della vita attraverso il dominio dell’idea di qualcosa che non c’è, ma che è vero in potenza. Si parte dalla cattedra per dare alla vita una sicurezza sulle scelte personali che rendono giustizia all’arbitrio umano. E’ la sua vita vista da uno dei luoghi in cui entra nella storia. Sono tutti validi. Quello che resta alla fine si presta ad un tipo di caricatura nel quale la città si riconosce attraverso il genio dell’artista che supera l’umana miseria. Per questo ci sono grandi aspettative sull’artista, che viene bistrattato perché non riesce ad imporsi attraverso la sua alterità nella storia. Non è un artista, non è niente perché non ha capito il senso della chiamata. Si rappresenta questo ideale attraverso la filosofia che determina il rapporto sulla materia da dipingere, come si trattasse di un muro antico e vecchio al tempo stesso. Questa dipendenza è il filo rosso che rende possibile il ritorno alla foce. Non è possibile vedere altro. La storia è stata vista al microscopio. Contava il cuore. Se non si distacca da uno schema che è stato verificato da tutti i punti di vista, fino a lasciare solo una storia che rassicura sull’incredulità e sulla disconoscenza, non può vivere al di là del regno della morte, dove anche i morti invocano la pace. Non era possibile presentarsi nel migliore dei modi possibili perché la storia, così ridotta, esigeva una revisone che parte dalle cose che il mondo non considera, come se il male fosse una faccenda passata. Tutto il popolo si unisce intorno alla stessa vita che chiama ancora ad attendere. Per questo ci si ferma nel punto in cui ipoteticamente si mettono in modo le funzioni vitali e il ciclo biologico, con la sua carica di luce risalente a splendori antichi, prende il sopravvento sulla parte letteraria, alla luce della grandezza del corpo del racconto che viene ridotto per motivi che hanno a che vedere con la ripresa del progetto. Si avverte una sorta di sarcasmo perché non si capisce o non si vuole capire che la parte infantile è preposta alla verifica del gioco e che la visone spettrale è necessaria a ricalcare la grandezza di un corpo che risente di critiche a sfondo paternalistico che danno quel risultato, oggi pensiamo per aggiustere il gioco. Non ci si trova in una dimensione provinciale in cui certi contenuti consentono di conservare il tono. Si parla a qualcuno che spente le luci della ribalta è un poeta sentimentale, un essere deluso e per questo solo al mondo, nella visone che lo spalanca al matrimonio con lo spettacolo. Una storia che evidentemente non esite più, ma continua ad esistere attraverso la resa pittorica del modello. La parte sintetica prevale perché gli attori della nuova storia, vasata sull’ideale astratto, non accettano di rapportarsi alla realtà, ovvero un posto, buono, per carità, in una scuola, piuttosto che in un contesto che gli consenta di meglio valorizzare un talento che solo la politica può ingrandire attraverso la lente del governo della città. Questo, per me, è il discorso dell’arte nel mondo contemporaneo. Troppi contanti pochi cantanti, una storia interessante da mettere nelle mani di qualche amatore. parlo della politica in questi termini. Allora hai la visione di un progetto che trova il compimento nella vetrina in cui si mima la gestione. Il discorso scuola si sviluppa fuori per motivi legati alla difesa della persona umana. La parte spirituale non può prendere il sopravvento sulla corporeità.

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