Un augurio: vivere la vita a colpi di pedale come Gino Bartali

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di Monica Brunettini

Gino Bartali ha vinto tre Giri d’Italia e due Tour de France, oltre a numerose altre competizioni tra gli anni trenta e cinquanta

Gino Bartali: alzi la mano chi non ne ha mai sentito parlare. E quello vissuto nella biblioteca della mia città è stato un momento importante dal punto di vista storico e umano: un pomeriggio dedicato a Gino Bartali, nominato “giusto tra le nazioni” per il suo comportamento, che andò molto oltre quello sportivo da tutti conosciuto.

Grande sportivo, ma soprattutto un grande uomo

Lo scrittore Paolo Reineri autore del libro “A colpi di pedale” affiancato dallo storico Vittorio Rapetti, sollecitato nel suo racconto da Stefano Sibona del Segnalibro – in rappresentanza della CIA (COMICS ILLUSTRATION AND ARTS) – ha raccontato la vita di questo grande uomo, svelando aspetti che non conoscevo, collegati al giorno della memoria.

Ringrazio le associazioni Memoria Viva, Mia Canelli e il comitato biblioteca di Canelli per questa bella occasione per riflettere sulla deportazione degli ebrei e sui pensieri che hanno portato così tanto dolore.

Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”

Vittorio Rapetti inizia spiegando il significato del giorno della memoria, istituito ormai da venti anni, è una giornata dedicato alla memoria delle persone distrutte, e schiavizzate, considerate “pezzi”, per usare un triste termine teatrale. La memoria è importante.

Tutto questo è accaduto a sei milioni di Ebrei e a altre categorie di persone considerate deboli. La strage è avvenuta in un territorio, quello tedesco, che era evoluto sotto molti aspetti. Rispetto ad altri stermini che – come dice la storia – sono esistiti, questo accadde con una pianificazione “a tavolino”. Non sono stati dei pazzi in preda a un momento di sadismo, ma c’è stata una manipolazione del pensiero prima di arrivare alla fase attuativa, un percorso che ha alimentato pregiudizi per arrivare all’odio, al disastro. Come disse Primo Levi, si arrivò alla disumanizzazione sia delle vittime che dei carnefici, infatti si concluse con la distruzione del nazismo.

Tenere viva la memoria è un atto di civiltà

Dobbiamo ricordare perché non cresca l’indifferenza verso il prossimo e non per metterci in pace la coscienza. Per dire a tutti che non esiste essere affascinati dalla guerra, che un conflitto non è mai una soluzione è sancito anche dalla nostra costituzione in cui si legge che ci si impegna per risolvere eventuali problemi per arrivare alla pace. Ricordare è fondamentale perché non ci sono quasi più testimoni diretti, ora tocca a noi trattenere il ricordo e trasmetterlo anche alle nuove generazioni.

Gino Bartali, nominato “giusto tra le nazioni”

Memoria Viva di Canelli intervistò per questo motivo i nostri anziani che ricordavano la propria terribile esperienza nei campi di concentramento.

Il libro presentato, narra la storia di Gino Bartali che senza che nessuno, neppure la sua famiglia, ne fosse a conoscenza, salvò più di ottocento ebrei, dando loro la possibilità di fuggire. Trasportò sulla canna della sua bicicletta in lunghi tratti tra pianure e salite, i loro documenti falsi, sfruttando la sua notorietà poiché la sua bici non veniva perquisita. Arrivò persino a nascondere nella sua cantina un’intera famiglia: i Goldenberg.

Il libro parla della sua vita, con aneddoti ed episodi molto divertenti, ma narra anche di come si comportò da eroe senza voler prendere mai alcun merito.

L’augurio dell’autore, sul finire della presentazione, che dice a tutti: “Vi auguro di vivere la vita a colpi di pedale” è un augurio di essere etici e di decidere sempre di fare la cosa giusta man mano che si presenta l’occasione… proprio come accadde a Gino.

[revisione di Silvia Ponzio]

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Monica Brunettini

Mamma, impiegata, blogger del Mondo Migliore

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