Coronavirus nel Lodigiano. Quarantena, panico e fatalismo.
Vivo vicino a Codogno, dove il primo caso conclamato di Coronavirus stamattina ha seminato il panico.
Massima allerta, bar e ristoranti chiusi, scuole, asili, oratori , uffici, pronto soccorso blindato, raccomandazioni di stare in casa.
Ed arrivano le notizie dei conoscenti, o di amici degli amici, persone che in qualche modo hanno avuto contatti, più o meno diretti, con il ragazzo malato. Molti erano nello stesso ambulatorio medico, alcuni avevano giocato a calcetto con lui, altri, colleghi di lavoro .
Tutti collegati da una rete di eventi luoghi e persone che difficilmente potrà essere ripercorsa, ricostruita per individuare tutti coloro che in qualche modo sono stati in contatto con questo ragazzo, la consegna è stare in casa, chiamare i sanitari per fare un tampone.
Due medici della zona sono stati già ricoverati , e chissà quanti pazienti avranno visitato nei loro affollati ambulatori, pazienti che saranno poi andati in posta, ad acquistare il pane, il giornale, in banca. Forse io pure sono stata in quella banca.
Suppongo che domani i grandi centri commerciali non avranno la piena del sabato.
In questo clima è facile sfociare nell’isteria collettiva.
E mi interrogo su questa consegna di isolamento, che poco comprendo, e che mi pare assurda, appartenendo piuttosto alla categoria dei fatalisti, ma assurda anche per la sua stessa fragilità, possiamo forse erigere muri per contrastare un virus?
Andrò a rileggermi ‘L’Anno del contagio’ che tanto mi aveva affascinato e che poco ricordo, ma mi pare attuale, cercherò di coltivare pensieri ed emozioni positive e di continuare a ragionare con la mia testa, userò rimedi naturali per rafforzare le difese….
E rifletto sulla fragilità umana, quella fisica che ci trova disarmati nei confronti di un virus probabilmente da noi creato, e quella psicologica, che ci fa sentire come pulcini smarriti in attesa che le autorità ci diano indicazioni, protezione, supporto, conforto.
E penso a quanto l’ansia e la paura che in queste ore serpeggiano aumenteranno la portata e l’importanza del virus, il suo aleggiare tra i nostri comportamenti.
Roberta Rebella
Sì, si sono già visti i comportamenti ansiosi e dall’altra parte quelli incuranti. La cosa giusta è adottare precauzioni igieniche e quando è possibile evitare la folla. Sembrano norme che sono valide sempre.
giusto Monica, norme di prevenzione per qualsiasi epidemia di influenza…
Andate s dirlo s chi è andato al cimitero
Ti posso dare ragione ma bisogna saper osservare anche oltre e capire il perchè… e ti aggiungo il vero perchè
Ogni volta che un virus ci colpisce, soprattutto se mortale, andiamo nel panico e ci rendiamo conto di quanto siamo fragili!
Qualcuno si dà importanza, si crede invincibile, però basta un allarme di questo tipo per sperimentare, subito, che siamo come una foglia dimenata dal vento qua e là!!!
Perchè non pensiamo di più alla nostra fragilità?
si, sono d’accordo Pietro, riconoscere la propria fragilità sarebbe già un bel passo verso una presa di coscienza.