Dal coronavirus ad altri sovrani

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Dal coronavirus ad altri sovrani

 

Tra le varie pestilenze di cui godiamo nel periodo attuale, ambientali, amministrative, giuridiche, governative, alimentari, culturali, sociali, quella che maggiormente sta polarizzando l’attenzione è sicuramente la diffusione del coronavirus.

Grazie ad informazioni appiccicate, raffazzonate  da articoli, video, post, tv,  riusciamo ad  essere tutti esperti, proiettati in dissertazioni scientifiche che la più parte di noi avrebbe sicuramente evitato.

Senza entrare nel merito della patologia, pandemia o meno, letale o meno, è interessante notare come questo argomento riesca a distogliere da problemi che fino a ieri erano gravissimi e vitali, dirottando e distraendo le tifoserie e in alcuni casi persino  mescolandole.

Si tratta di una paura quasi fisica, reale. Di star male, di soffrire, di morire. Paura che ci è concesso manifestare, con poca contestazione.

Risveglia la nostra umana fragilità ed il desiderio di essere accuditi, salvati, guariti.

Ci deresponsabilizziamo,  anche in questo caso, anzi, ulteriormente, mentre  cediamo la nostra sovranità personale ad interventi , strutture e molecole di cui ci fidiamo.

Dipende da quanta fiducia diamo al potere.  Perché il potere del sistema sanitario/farmaceutico dovrebbe essere diverso da quello che pensiamo come politico, da quello dei media, dell’informazione, del denaro?

Ne è un aspetto, una faccia.

Come mai molti, moltissimi di noi che fino a ieri erano scettici , sospettosi ed acerrimi nemici di ogni manifestazione del potere, dello stato profondo, (del quale fiutiamo e staniamo ogni nefandezza) oggi hanno totale fiducia nei dati relativi al contagio, fervente speranza nella creazione del vaccino, cieca fede e completa approvazione e sollievo  per la dichiarazione di emergenza sanitaria?

Dimentichiamo tutto ciò che fino a ieri ci accendeva, elezioni, Bibbiano, il Mes, EU, immigrazione e via dicendo.

Ubi maior, minor cessat.

Ma il maior,non ha forse lo stesso aspetto ?

Ci sarà sempre un maior, un bastone camuffato da carota a cui correre dietro….

 

Roberta Rebella

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