SULLA “CONDIZIONE” DELLA PARTECIPAZIONE POPOLARE IN CAMPANIA di Cristina Florenzano

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La Campania è una regione con 5,8 milioni di abitanti e 550 comuni. Oltre l’80% dei Comuni non ha adottato gli istituti e gli organi della partecipazione popolare previsti obbligatoriamente dal Testo Unico degli Enti Locali. In alcuni comuni, come nel caso di Sassano, i cittadini dopo aver chiesto l’adozione del regolamento ed aver avuto nessuna risposta, si sono rivolti al Difensore Civico regionale. L’Amministrazione non ha mostrato attivismo e collaborazione e, a seguito di commissariamento ad acta, quindi di adozione del regolamento, ha fatto ricorso al giudice amministrativo per ottenerne l’annullamento. Secondo il TAR di Salerno, per il regolamento di partecipazione (non per tutti gli atti omessi), doveva essere il Presidente di Regione (e non il Difensore Civico ex art. 136 del TUEL) a commissariare in virtù del contenuto di tipo politico dell’atto e non meramente amministrativo-gestionale.

Al di là delle competenze, se del Presidente di Regione o del Difensore Civico regionale, i punti di riflessione sono questi: perché si è dovuti arrivare al commissariamento? l’Amministrazione di Sassano è contraria o d’accordo al principio della partecipazione popolare? Il Testo Unico degli Enti Locali è una norma in vigore? Perché si sono voluti negare alla propria comunità spazi e strumenti di confronto e dialogo diretto con gli amministratori?

Probabilmente la sentenza del TAR di Salerno sarà impugnata al Consiglio di Stato. Intanto ai cittadini è negato un diritto riconosciuto dalla legge.

Concludo con un richiamo al discorso pronunciato durante i festeggiamenti del 2 giugno 2019, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: in ogni ambito – libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta i conflitti, con chi punta a creare opposizioni dissennate fra le identità, con chi fomenta scontri, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo».

E’ questo un richiamo forte ai fondamenti stessi della nostra Repubblica reso necessario dal fatto che essi vengono messi a repentaglio, ormai quotidianamente, da una politica sempre più ridotta al livello di faida tra clan.

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